PROFUMO DI PANE
Il profumo del pane inonda le chiese quando si proclama il brano chiamato la "moltiplicazione" dei pani e dei pesci.
Il profumo del pane è il profumo più buono del mondo perché reca le fragranze della semplicità, anzi dell'essenzialità, del lavoro perché il pane si suda. E di fraternità.
L'odore del pane rende gli invitati una famiglia attorno alla stessa mensa e profuma di condivisione.
Il profumo del pane è profumo antico come un rito della memoria eppure tanto attuale e presente da divenire sostentamento del corpo. Ma anche dello spirito. E sono sicuro che anche il pane moltiplicato da Gesù fosse profumato e croccante come quello appena sfornato.
Fossero stati davvero più di cinquemila, anche quelli più lontani furono conquistati da quel profumo spinto dalla brezza insieme alle parole del nazareno.
Coraggioso forte quel ragazzo che mette in gioco i suoi di pani e i due pesci! Forse si è arreso al fascino di quelle parole estranee eppure così vere o è rimasto conquistato dalla radicalità di quell'annuncio oppure s'è lasciato distrarre dall'io per un attimo e non avere il tempo di pentirsene oppure ha intravisto prima di altri la conseguenza del fidarsi.
Forse semplicemente gli era passata la fame perché aveva l'anima colma? Oggi non siamo più capaci di moltiplicare perché non riusciamo a condividere.
"A chi sa fare la divisione, riesce bene anche la moltiplicazione" – diceva don Tonino Bello commentando questa pagina di Vangelo.
E noi oggi non sappiamo più rischiare i nostri pani e i nostri pesci e, per questa ragione, condanniamo le folle a morire di fame e noi a restare senza profumo di pane.