Ecco una delle storie più belle al mondo.
Un uomo scendeva, e guai se ci fosse un aggettivo: giudeo o samaritano, ricco o povero, può essere perfino un disonesto, un brigante anche lui. E’ l'uomo, e tanto basta.
Non ne sappiamo il nome, ma sappiamo il suo dolore: ferito, colpito, terrore e sangue, faccia a terra. Simbolo di un oceano di uomini, derubati, bombardati, naufraghi, sacche di umanità insanguinata per ogni continente. Il mondo intero scende da Gerusalemme a Gerico, sempre.
Il primo che passa quella sera è un prete, che lo aggira, lo scansa, passa oltre.
Ma dov'è questo oltre? Cosa c'è oltre l’uomo? Il nulla. Tantomeno Dio. Oltre il dolore dell'uomo, non ci sono il tempio e il culto, c'è solo l'illusione di una religione sterile come la polvere.
Nessuno può dirsi estraneo, nessuno può dire “si fermino gli altri”. Bisogna avvicinarsi, vedere gli occhi, ascoltare il respiro, allora ti accorgi che quell'uomo è un pezzo di te.