Mi aspetto il dirompere della maestosità e Lui mi porta nel silenzio della terra umida, dove un chicco di grano sta partorendo la sua vita. Attraverso la morte. Non ci abitueremo mai ai paradossi del nostro Dio: perdere per trovare, dare per ricevere, morire per vivere; è una logica che ci afferra e ci scuote, ci trascina in voli impensati, su traiettorie imprevedibili.
“Tu non sai come spunta una gemma a primavera e come un fiore parli a un altro fiore e come un sospiro sia udito dalle stelle, tu non sai…” (David M. Turoldo).
Così parla al mio orecchio questo Gesù che mi invita a leggere i messaggi segreti della vita, quei miracoli umili e silenziosi, quella lezione per cui per imparare a vivere bisogna saper morire. Come un chicco di grano, che mentre muore non sa ancora di essere spiga, ma che sente che c’è un filo invisibile che lo tiene legato al futuro, anche Gesù teme il passaggio e ne resta “turbato”; ma a noi che preferiamo scappare insegna il coraggio: insegna che un chicco marcito nella terra sta preparando un’abbondanza di vita.
A me che voglio “vedere” suggerisce di “vedere un mondo in un granello di sabbia e un cielo in un fiore selvatico, di tenere l’infinito nel cavo della mano e l’eternità in un’ora.” (William Blake)