Cari amici qui presenti ( e voi che ci seguite da vicino o lontano attraverso lo streaming ) il presepe della nostra chiesa è un “bambinello” portato da Betlemme, la culla una radice che proviene da Asolo e tanti tralci di vite della campagna di Villazzano del nostro amico Paolo.
Tutto così sobrio, semplice, quasi un presepe “nudo”: solo un bambino, né la madre, né il padre, nessun pastore, nessun angelo:
Solo lui, tremendamente solo. E , intorno a lui, come in un abbraccio floreale, tanti tanti tralci.
Ma in questa solitudine ha parole potente da dirci:
Io sono la vite, quella vera.
Gesù vite, io tralcio.
Io e lui, la stessa cosa, stessa pianta, stessa vita, unica radice, una sola linfa.
Siamo prolungamento di quel ceppo, siamo composti della stessa materia, come scintille di un braciere, come gocce dell'oceano, come il respiro nell'aria.
Gesù-vite spinge incessantemente la linfa verso l'ultimo mio tralcio, verso l'ultima gemma, che io dorma o vegli, e non dipende da me, dipende da lui.
Dio che mi scorri dentro, che mi vuoi più vivo e più fecondo. Quale tralcio desidererebbe staccarsi dalla pianta?
Gesù contadino, che si dà da fare attorno a me, non impugna lo scettro ma la zappa, non siede sul trono ma sul muretto della mia vigna. A contemplarmi. Con occhi belli di speranza.
Così Gesù contadino mi lavora, con un solo obiettivo: la fioritura di tutto ciò che di più bello e promettente pulsa in me.
Tra il ceppo e i tralci della vite, la comunione è data dalla linfa che sale e si diffonde fino all'ultima punta dell'ultima foglia. C'è un amore che sale nel mondo, che circola lungo i ceppi di tutte le vigne, nei filari di tutte le esistenze, un amore che si arrampica e irrora ogni fibra.
Lo percepiamo tante volte nelle stagioni del nostro inverno, nei giorni del nostro scontento; l’abbiamo visto aprire esistenze che sembravano finite, far ripartire famiglie che sembravano distrutte.
Immersi in una sorgente inesauribile, a cui possiamo sempre attingere, e che non verrà mai meno.
Santo Natale a tutti noi.
La speranza mia, vostra e del mondo è questo bambino.
Non disperiamo.
Lui c’è sempre.
Lui la vite. Lui la speranza.
Noi vorremmo abbracciare questo bambino.
No, da sempre e per sempre è lui che abbraccia noi.
Dio: un abbraccio.
Noi, tralci della sua speranza.
Santo Natale per noi e per l’umanità.
don lino