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Due voci gridano le stesse parole, nell'arsura del medesimo deserto di Giuda.
La voce gioiosa di Isaia: «Ecco, il tuo Dio viene!», e la voce drammatica di quel Giovanni delle acque e del sole rovente, che ripete: «Ecco, viene uno più forte di me, ci immergerà nel turbine santo di Dio!» (Mc 1,7).
I profeti sono creatori di strade libere, dei dirottatori. Ascoltarli è diventare come loro, costantemente in attesa, sempre insoddisfatti, cuore attratto dal richiamo di cose lontane.
I due profeti, a distanza di secoli, usano lo stesso verbo, in un eterno presente: «Dio viene».
Semplice, diretto, sicuro: viene.
Giorno per giorno, continuamente, adesso.
Anche se non lo vedi, anche se non ti accorgi di lui, eccolo in cammino su ogni strada.
Il mondo è pieno di tracce di Dio.
Un detto chassidico esorta:
se un uomo ti chiede aiuto,
non gli dire devotamente: “rivolgiti a Dio, abbi fiducia, deponi in Lui la tua pena”,
ma agisci come se non ci fosse Dio, come se in tutto il mondo ci fosse uno solo che può aiutare quell'uomo: tu.
Se c’è qualcosa di eterno in noi, se qualcosa di noi rimane quando non rimane più nulla, questa cosa è l’amore.