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NON SI PUO' AMARE DIO IMPUNEMENTE
" Egli ci dice: non vi conosco "
Se trasportiamo quelle immagini sul piano della nostra vita spirituale o comunitaria, quelle parole diventano: Signore, siamo noi, siamo sempre venuti in chiesa, abbiamo ascoltato tanto Vangelo e tante prediche, ci siamo confessati e comunicati, aprici!
Perché non si apre quella porta, perché quel duro “non vi conosco”?
Sono uomini e donne devoti e praticanti, ma hanno sbagliato qualcosa che rovina tutto: portano un elenco di molte azioni compiute per Dio, ma nessuna per i fratelli; sono atti religiosi, ma che non hanno trasformato la loro vita sulla misura di quella di Cristo.
Non basta mangiare Gesù il, pane vero, occorre farsi pane, per essere riconosciuti come discepoli, come quelli che prolungano la vita di Gesù.
“Non vi conosco”, voi celebrate belle liturgie, ma non celebrate la liturgia della vita.
La misura è nella vita: non si può “amare Dio impunemente” (Turoldo), senza cioè pagarne il prezzo in moneta di vita donata, impegnata per il bene degli altri, almeno con un bicchiere d'acqua fresca donato...
ULTIMO POSTO
La gente sta ad osservare Gesù,
e Gesù osserva gli invitati.
Un incrociarsi di sguardi, in quella sala che è la metafora della vita:
conquistare i primi posti, competere,
illusi che vivere sia vincere e prevalere.
Allora Gesù propone un'altra logica:
tu vai a metterti all'ultimo posto.
Non è un castigo,
è il posto di Dio,
venuto per servire.
Ciò che desiderate per voi fatelo voi agli altri: prodigiosa contrazione della legge, ultima istanza del comandamento è il tuo desiderio.
Il mondo che desideri, costruiscilo.
«Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» (Gandhi).
Ciò che desideri per te, ciò che ti tiene in vita e ti fa felice, questo tu darai al tuo compagno di strada, oltre l'eterna illusione del pareggio del dare e dell'avere.
È il cammino buona della umana perfezione.
Legge che allarga il cuore, misura pigiata, colma e traboccante, che versa gioia nel grembo della vita.