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SCEGLIERE LA LEGGEREZZA
La scelta di chi perdona,
di chi non si attacca al denaro,
di chi non vuole dominare ma servire,
di chi non vuole vendicarsi,
di chi apre le braccia e la casa,
diventa precisamente,
inevitabilmente,
divisione,
guerra,
urto
con chi pensa a vendicarsi,
a salire e dominare,
con chi pensa che vita vera
sia solo quella di colui che vince.
Siamo così:
povera gente
ricca solo di amici,
che, per avere ciò che fa vivere,
trova il coraggio di uscire
nel colmo della notte,
di bussare a porte chiuse,
di chiedere
e tornare a chiedere.
L'uomo ricco è solo,
chiuso nel cerchio murato del suo io,
ossessionato dalla logica dell'accumulo,
con un solo aggettivo nel suo vocabolario:
“mio”,
i miei raccolti,
i miei magazzini,
i miei beni,
la mia vita,
anima mia.
Nessun altro personaggio che entri in scena,
nessun nome,
nessun volto,
nessuno nella casa,
nessuno alla porta,
nessuno nel cuore.
Vita desolatamente vuota,
dalla quale perfino Dio è assente,
sostituito dall'idolo dell'accumulo.
Ecco una delle storie più belle al mondo.
Un uomo scendeva, e guai se ci fosse un aggettivo: giudeo o samaritano, ricco o povero, può essere perfino un disonesto, un brigante anche lui. E’ l'uomo, e tanto basta.
Non ne sappiamo il nome, ma sappiamo il suo dolore: ferito, colpito, terrore e sangue, faccia a terra. Simbolo di un oceano di uomini, derubati, bombardati, naufraghi, sacche di umanità insanguinata per ogni continente. Il mondo intero scende da Gerusalemme a Gerico, sempre.
Il primo che passa quella sera è un prete, che lo aggira, lo scansa, passa oltre.
Ma dov'è questo oltre? Cosa c'è oltre l’uomo? Il nulla. Tantomeno Dio. Oltre il dolore dell'uomo, non ci sono il tempio e il culto, c'è solo l'illusione di una religione sterile come la polvere.
Nessuno può dirsi estraneo, nessuno può dire “si fermino gli altri”. Bisogna avvicinarsi, vedere gli occhi, ascoltare il respiro, allora ti accorgi che quell'uomo è un pezzo di te.